Abitarsi. La psicantria delle emozioni. (to be continued)

G: – Perché avevi cancellato la “canzone gentile, scusa?”

R: – Perché non c’entra un c^^^o la gentilezza qui?

G: – Dici a me? Se parli a me, per favore, non parlare di me, ma con me.

R: – PERCHÉ NON C’ENTRI NIENTE! È UN DISCORSO TRA ME E QUELL’ALTRO RAMMOLLITO DEL TUO AMICO AMOROSO!

G: – Io c’entro, sempre.

R [le fa il verso]: – “Io c’entro, sempre”. Chi sei, il prezzemolo?

G: – Be’, non ci avevo pensato, ma in effetti … sì, ci sto sempre bene!

R: – CIELO, MI FAI VERAMENTE INCAZZARE. MA CHE NE SAI TU DELLE COSE MIE? CHE NE SAI TU DEI CASINI CHE STA COMBINANDO QUELLO CON TUTTO QUESTO AMOOOOOOREEEE!

G: – Ah, su questo non posso darti torto, perché strilli, e strilli, e non si capisce tanto quello che vuoi. Quindi, in effetti, non so niente, perché non mi hai ancora detto niente.

R: – E ALLORA NON CAPISCI NIENTE! [scandisce chiaramente] NON È CON TE CHE VOGLIO PARLARE!

G [un po’ paracula, scandisce, alzando la voce ma tenendola un pelo più bassa di R]: – E – CON – CHI?!

R [decelerando sul finale]: – CU’ QUELL’ANDRU CHE VOLE AMA-A!

[Ridono, di gusto.]

G: – Sai che il sorriso è la faccia gentile del ringhiare?

R: – Arcomincia co’ gli spiegoni!

G [sorride]: – Ah, be’ …

R: – In effetti hai dei bei denti affilati … Mi fai quasi paura

G: – Ah, posso accontentarmi se anziché incazzarti te la fai quasi sotto …

R [ride]: – Certo che sei scema fo’ [-rte]. E comunque pure io non ho capito che vuoi.

G: – Hai ragione, di nuovo: non te l’ho detto. Volevo che la smettessi di gridare e andassi a parlare, gentilmente, con l’amore, perché fa già una gran fatica …

R: – Dici?

G: – Eh sì, dico.

R: – Va bene ci sto. Va’ a parlare con l’odio, che a me tira gli schiaffi dalle mani …

G: – Affare fatto. [Fischietta via, e un pianoforte inizia a suonare …]

1. Ecco arriva la canzone gentile,

ti accarezza, come pioggia sottile,

entra in casa in punta di piedi

e risveglia sorrisi, anche nei volti più seri.

Mai ti sgrida la canzone gentile,

ti sussurra come brezza in aprile:

è una voce che per farsi ascoltare

non si mette ad urlare, e ti vuole aiutare.

Rit. Il suo ritornello può farti da ombrello,

se una tempesta si abbatte sul cuore:

son sempre pronte le sue quattro strofe

a uscire di notte per farti un favore,

darti un po’ di calore.

2. Quando arriva la canzone gentile

ti sorprende come un pesce d’aprile

e ti senti più leggero nel cuore,

come un’ape sul fiore, un delfino nel mare.

Fa un inchino la canzone gentile,

sa di rosa, rosa senza le spine:

è un’amica, che ti fa compagnia,

con la sua melodia, che puoi fischiettare. Rit.

3. [anche se è un inciso!] Ogni mattina ti chiede come va,

come una nenia ti addormenterà,

poi ti invita ad aprirti alla vita, senza gravità.

4. E oggi vola la canzone gentile:

la farfalla che colora un cortile.

Puoi cantarla, anche senza parole,

dedicarla a qualcuno, e ti cambia l’umore.

Mai si scorda di farsi una carezza,

è gentile anche verso se stessa,

ti saluta, la canzone gentile

e ora torna a dormire

dentro un vecchio vinile …

PSICANTRIA, La canzone gentile, in Abitarsi. La psicantria delle emozioni
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