L’album Abitarsi inizia proprio con il brano omonimo. Però, come ho anticipato, il mio track-by-track di questo album procede in ordine sparso e oggi in queste pagine prosegue in un altro ordine ancora rispetto a quello iniziale.

Riconosco che per amarsi è utile accettare la scomoda convivenza con se stessi (quindi un po’ alla volta cominciare ad abitarsi), ma prima di arrivarci, mi piace passare per di qui, dall’epifanica scoperta dell’autosostegno (tanto caro a noi Gestaltisti), con parole delicate e un sound un po’ blues, un po’ fiabesco – che nel giro di piano a me ricorda un po’ le note di “Quanto t’ho amato” di Nicola Piovani e mi riporta in quella dolcissima dedica amorosa.

Prima di raccontare le asperità di questo viaggio interiore, mi piace partire dal bicchiere mezzo pieno (senza trascurare il blues, ovviamente!) e parto dalla fine, perché l’inizio del viaggio è scoprire che qui c’è “quell’amico dentro che ti ascolterà”: persino il giudice togato più severo è nostro amico, persino le parti più buie sono nostre amiche e operano tutte per il nostro bene.

L’invito è di immaginare una cena – mi viene in mente la tavolata del film Perfetti sconosciuti, ma uno svolgimento del tema decisamente differente -: in ogni seduta c’è unə commensale con il nostro volto, ma con diverse espressioni, diversi stili di abbigliamento, un diverso tono di voce, una diversa espressione del viso, una diversa tensione o rilassatezza nel corpo. C’è senz’altro qualche burberə, qualcunə che ha voglia di attaccare briga e qualcunə che ha così poca voglia di parlare che basta rivolgergli la parole che morde. Quanti siamo a questa tavola? Come vestiamo? Come parliamo? Come guardiamo? Chi digrigna i denti? Chi sorride? Chi non riesce a nascondere la tristezza? Chi ha l’aria di voler stare altrove? Che nome abbiamo in ciascun posto? (Se ognunə può avere un aggettivo o un avverbio o un soprannome, diventerà il suo Nome Proprio di Persona). Intolleranze e allergie?

Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro

e dirà: siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato

per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,

le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.

DEREK WALCOTT, Amore dopo amore (Love after love)

Ho fiducia che, in modo più evidente rispetto a qualcunə altrə, unə di questə commensalə sia a prima vista unə amicə tra questi sia più disposto al dialogo .

E’ l’anima della festa e che ha un modo per favorire l’inizio del dialogo, cioè dello scambio. Ad esempio, offre vino e offre pane, mette a suo agio chi parla con più difficoltà e sa ascoltare chi è inascoltabile aə più.

Si tratta del commensale che ha fiducia che ciascunə altrə sedutə a quella tavola vuole il suo proprio bene, ma anche il bene suo, che ha invitato tutti intorno a quella tavola. Ha fiducia che possano tutti dedicarsi a cooperare per non scontentare nessunə, ma soprattutto nel rispetto di ciascunə.

Il viaggio inizia quando il primo depone le armi (giudizi, isolamento, durezza, aspettative, diffidenza, and so on), con gentilezza.

Amarsi non è come specchiarsi fino ad ammirarsi

dentro ad uno stagno in cui sei solo tu;

non è una forma di egoismo, né di narcisismo,

come ti hanno fatto spesso credere.

Amarsi è un po’ come abbracciarsi,

fino a intenerirsi nel guardare una vecchia fotografia;

accarezzarti il cuore, se va fuori tempo

e invitare a cena la tua nostalgia.

Amarsi è come fidarsi,

è non dimenticarti di tutte le tue qualità;

è rinunciare a criticarsi fino a massacrarti

come hai sempre fatto fino qua.

Rit. A costo di sembrare fesso,

oggi divento amico di me stesso:

non trovo un valido motivo per odiarmi un po’.

E, anche grazie a questo passo,

agli altri io mi sento più connesso

starti accanto è un po’ meno difficile.

Amarsi può essere apprezzarsi

senza vergognarsi di tutti i limiti che hai:

ché a inseguire un ideale ci si può far male,

il rischio è scordarti di chi sei.

Amarti è anche perdonarti

quei piccoli errori che non fai mica solo tu:

togli quella toga, giudice, la voce critica

che ti trascina sempre più giù;

deporre quelle armi che hai affilato,

non sei tu il nemico da combattere;

ed iniziare il negoziato della pace

non col mondo, ma dentro di te.

Rit.

Incredibile quel che è successo!

Come un amico oggi tratto me stesso:

riesco a darmi un buon consiglio

per rassicurarmi un po’.

Capisco il tuo sguardo perplesso

e non è facile, te lo confesso,

volersi bene anche nelle difficoltà …

con quell’amico, dentro, che ti ascolterà …

Amarsi, in Abitarsi. La psicantria delle emozioni, PSICANTRIA

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